Uno di noi
Intorno alla morte di Fabrizio Frizzi c’è chi dice che c’è stata fin troppa retorica, soprattutto in un momento in cui i problemi che attanagliano gli italiani sono ben altri.
Invece credo che sia stato importante celebrare la bella persona che pareva essere (e probabilmente è così) il buon Fabrizio nazionale. E’ stato come celebrare qualcosa/qualcuno tutti insieme. L’ultima volta, a mia memoria, è accaduto per la vittoria dei Mondiali del 2006.
Me lo ricordo quando presentava “Europa Europa”, avevo solo otto anni e mi divertivo a guardare in TV le risate scomposte del giovane conduttore al Teatro delle Vittorie.
Ma cosa mi porta, realmente, a scrivere di lui?
Mi pare che Fabrizio Frizzi abbia incarnato la figura di un uomo felice: un uomo che sapeva dire grazie, sapeva ridere, sapeva scherzare, sapeva essere istituzionale, ma sopratutto sapeva donare e donarsi, come testimoniano le moltissime campagne benefiche cui ha prestato il proprio volto.
In una società dove viviamo esperienze di smarrimento in tutti i campi, sopratutto noi uomini, privi di punti di riferimento cui tendere, non rimane altro che aggrapparsi alla cultura-pop. Di questa dovremmo imparare a trattenere ciò che vale.
Ecco, Fabrizio Frizzi forse rappresentava un’ultima frangia di quella cultura popolare (definita così perché in essa ci si può rispecchiare chiunque) nella quale ritrovare un po’ di serenità e compostezza.
A lui associavo “gesti di bene”, oltre alle mere buone maniere, ed intravedevo – forse inconsciamente – qualcuno a cui ispirarmi. Me lo riconosco solo adesso, ma credo che sia stato davvero così.
La testimonianza che ci ha lasciato Fabrizio ci mostra un’immagine di uomo – niente affatto – dei nostri tempi e forse per questo lo abbiamo amato, perché era un “rivoluzionario poco appariscente”, un tipo che ha saputo stare “nel suo tempo” nonostante fosse “fuori dal tempo” per stile e modi. Era lontano anni luce dalle grida e dalla violenza verbale che impera oggigiorno.
Certo, come tutti noi, avrà avuto certamente difetti e debolezze, ma questi rientrano nella logica delle cose umane.
Dopo la malattia che lo ha colpito, alla fine dell’anno passato, ci ha fatto vedere come le fatiche della vita possano essere vissute con dignità ed abnegazione.
Lascia una giovane moglie e una bimba piccola, come sappiamo.
L’unica speranza è che queste poche righe – insieme alla memoria di chi gli ha voluto bene – possano ispirare molti tra noi uomini e padri a diventare migliori.
In una fase storica in cui la vanità fa tendenza ed il successo dura il tempo di un tweet, la vita pubblica di Frizzi ci insegna anche che il successo, la ricchezza, la notorietà si costruiscono con l’impegno e possono permanere nel tempo solo se supportate da un grande cuore e da una grande umanità, doti senz’altro presenti in Fabrizio.
Grazie di tutto.
(Gabriele Lessi)