Jacopo è diventato padre
Non me ne vogliano le donne della tua famiglia ma questo scritto è tutto dedicato a te, Jacopo, in quanto padre. L’argomento è topico e la tua domanda ricorrente è stata: “sarò pronto per essere un buon padre?”.
La risposta è solo una: sì, Jacopo, lo sei. Non ci sono dubbi al riguardo.
Tanta sicurezza non mi deriva dall’amicizia che ci stringe, neanche dalle nozioni formali che nel tempo hai acquisito e men che meno dai tuoi titoli professionali; quel che mi dà certezza del risultato che speri di ottenere – “essere un buon padre” , appunto – è il metodo che in tutti questi anni ti sei dato e che ci siamo dati come associazione: metterci in discussione.
Nell’ostinata impostazione della “bussola dell’incertezza” – nella misura in cui ognuno di noi dovrebbe mantenere sempre aperto lo spiraglio del dubbio sulla bontà del proprio operato – troverai la tua certezza di essere padre.
Con questo metodo empirico riuscirai ad accompagnare tua figlia nel mare che la attende, fino a quando sarà tempo per la navigazione in solitario.
Nessun guru ti potrà erudire su come essere un buon padre, solo la sufficiente conoscenza dei tuoi limiti ti indicherà il percorso per oltrepassarli e, al contempo, la luce inaspettata delle stelle ti mostrerà gli ostacoli più insidiosi da evitare.
Non esiste “Corso sulla paternità” più bello ed efficace di quello che creerai tu per Anna: un protocollo imperfetto di amore che non sarà mai brevettato e che potrai implementare giorno dopo giorno.
Si tratta di un lavoro artigianale in cui probabilmente dovrai usare tutti gli attrezzi del falegname per smussare le angolature, rendendole armoniose.
Porta con te i segreti imparati “a bottega” dai tuoi “padri di vita” (quello biologico e quelli putativi), tutte quelle piccole cose che senti che ti hanno reso un uomo migliore. Scrollati di dosso, invece, i fardelli inutili, ovvero quegli aspetti che non ti hanno scaldato il cuore.
Se possibile fai tutto questo insieme a tua moglie, anche nelle occasioni dove capiterà di non essere d’accordo tra voi sul da farsi. Fallo nello spirito critico di vedere nelle proposte altrui un nuovo possibile orizzonte.
Capiterà di sbagliare o, peggio ancora, di sentirti in colpa, ma questo fa parte del gioco, credo. Conoscendoti, non sbaglierai per superficialità.
Ricordati – a questo tengo molto – di non aver paura di indicare a tua figlia la norma (in senso lato) da seguire, non tanto per spiegarle il bene e il male, quanto per abituarla a sperimentare il limite dei propri diritti. Fallo, fatelo, per il vero senso che a mio avviso dovrebbe avere il diritto, ossia un “campionario di facoltà” che si desidera ottemperare perché ci si riconosce in esso.
Sii autorevole, mostrando a tua figlia di essere il testimone del tempo che hai vissuto. Lei riconoscerà la tua verità e saprà farla propria.
Basterà fungere da argine, o almeno da barriera frangiflutti, dove Anna potrà ripararsi, se vorrà.
Ora che hai una erede vedi di guadagnarti la pagnotta del “buon padre di famiglia” nella quotidianità, nelle cose piccole; forse ti stupirai di te stesso e troverai forze inaspettate da Supereroe.
Dopo tutto sei te che, citando spesso lo zio dell’Uomo Ragno, dici: “da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
Buona vita con Anna!
Con amicizia e affetto,
Gabriele
Livorno, 16 ottobre 2018.