Una Donna for President
Sono giorni intensi, questi, per le istituzioni politiche italiane.
Oltre allo spread, alle tematiche economiche, a quelle del lavoro, si è rispolverata l’antica capacità italica di fornire esecutivi e parlamenti instabili.
A questo disequilibrio istituzionale si è frapposto, non solo per eufemismo, l’attuale Presidente della Repubblica, che sta in tutti i modi cercando di dar soluzione all’incertezza dell’esito elettorale del febbraio scorso.
Quel che è più interessante ai miei occhi – oltre alle personalissime analisi politiche – è il risvolto “di genere” di questa crisi di potere, che ha evidenziato, ancora una volta, il radicamento del maschilismo patriarcale nella “tradizione” della “sala dei bottoni” italica.
Insomma, quando ci sono problemi, avanti gli uomini.
Sarà solo un caso…una contingenza temporale…non penso (e non voglio pensare), che ci sia una volontà precisa dietro alla scelta del Presidente Napolitano di incaricare “dieci uomini saggi” per formare le due Commissioni (economico-sociale e riforme istituzionali) che dovranno indicare le priorità del Paese.
Spesso, negli stereotipi di genere, accade l’esatto contrario: quando ci si buca un calzino sono le donne che ce lo rammendano, oppure il “delegare maschile alle donne” (richiesta di aiuto) vale solo per rammendar calzini?
Uso questo semplice esempio, stereotipato, per sottolineare la peculiare incapacità italiana di “affidarsi” ed “aprirsi” alle capacità direzionali e manageriali al femminile.
Perché non ci si è pensato? Perché non si è fatto?
Il Presidente Napolitano – lealmente – ha scritto una lettera di scuse a quelle donne che avevano protestato ufficialmente contro questa “cooptazione maschile di emergenza”, giustificando le proprie scelte (maschili) per ragioni di “ obbligata estrema rapidità”, per nomine sì importanti, ma, di brevissima durata.
In tutta sincerità credo, personalmente, alla buona fede del Presidente, tuttavia, rilevo “l’impasse” istituzionale di chi non ha aiutato quest’ultimo a fare maggior attenzione, nella realizzazione delle proprie scelte, anche avendo memoria degli ultimi risultati elettorali, che vedono un Parlamento italiano molto rinnovato, non solo nei nomi e nei partiti, quanto, piuttosto, in merito alla numerosa presenza femminile, la più cospicua della storia repubblicana.
Questo è il punto.
Il punto è che è molto faticoso andare a scovare donne con esperienza istituzionale/gestionale/manageriale ad altissimo livello, nel settore privato, come in quello pubblico (dove si contano sulle dita di una mano).
E’ chiaro che questa cattivissima “consuetudine” maschile (italica) di nominare ai vertici del “potere” solo maschi, comporta l’indiretta conseguenza di non creare una “classe dirigente femminile”, pronta ad agire anche nei momenti di “obbligata estrema rapidità”.
Quel che si potrebbe fare adesso, per rimediare ai “dieci uomini saggi”, in maniera pragmatica, non solo “simbolica”, sarebbe la “saggia elezione” di una Donna come nuovo Presidente della Repubblica.
Sarebbe un primo passo importante, da cui non si può prescindere, per avviare un cammino (lunghissimo e costellato da insidie) verso il radicamento di una vera cultura di pari opportunità nei ruoli istituzionali della bella penisola a forma di stivale.
Vedremo, tra poco, se il mio auspicio verrà realizzato.
(GL)