Mascolinità Tossica VS Mascolinità Plastica
Ormai sempre più spesso sento parlare degli effetti negativi del patriarcato sulle donne, in particolar modo di come la società maschilista in cui viviamo abbia creato e continui a creare stereotipi e pregiudizi su come gli uomini si debbano comportare in generale e più in particolare come debbano trattare le donne, argomenti spesso e volentieri associati quindi a una mascolinità tossica.
Nel presente articolo vorrei promuovere un’attenta riflessione su tale specifico termine e proporre come, a mio avviso, il termine tossico dovrebbe essere ampliato nella sua accezione sostituendolo piuttosto con un termine più ampio quale per esempio plastico, parlando quindi piuttosto di una mascolinità plastica.
La definizione di mascolinità tossica si è evoluta nel tempo. Il termine fu utilizzato per la prima volta dallo psicologo Shepherd Bliss negli anni ’80. Per mascolinità tossica, mi permetto di citare uno studio pubblicato sul Journal of School of Psychology, si intende: «L’insieme di tratti [maschili] socialmente regressivi che servono a favorire il dominio, la svalutazione delle donne, l’omofobia e la violenza insensata».
Il termine “tossico”, nonostante condivida e comprenda il senso con cui viene utilizzato, a mio personale e modesto dire non rende abbastanza bene il problema e la drammaticità del portato e delle sue implicazioni sulle persone e in particolar modo sulle donne.
Quando penso al termine tossico penso alle sostanze, alla droga che una volta assunta dà luogo a comportamenti alterati, inappropriati; ovviamente per cessare tali comportamenti “basta” disintossicarsi e non assumere più quella determinata sostanza dannosa, tossica. Effettivamente quindi l’idea di una mascolinità tossica lascia pensare che smettendo di mettere in atto comportamenti dannosi, tossici, la persona possa stare meglio ed essere un maschio pulito, disintossicato. Giusto, condivido e approvo!
Ecco sulla base di queste riflessioni io credo che invece dovremmo piuttosto però parlare di mascolinità plastica.
Soffermiamoci a riflettere sul termine plastico, la sua scoperta viene fatta risalire al XIX secolo, dettando un cambiamento mondiale visto il largo e scellerato uso che ne abbiamo fatto e ne stiamo facendo nel corso degli anni. La plastica è stata utilizzata in ogni ambito: negli oggetti, nei vestiti, negli alimenti, nella cosmesi, studi hanno perfino dimostrato che in media un essere umano mangia plastica pari all’equivalente di una carta di credito a settimana; sono state inoltre trovate anche tracce di plastica nel cuore. Siamo letteralmente sommersi dalla plastica, infatti solo recentemente ci stiamo cercando di educare, sensibilizzandoci a un uso consapevole, limitandone il più possibile il suo uso, se non addirittura a eliminarla proprio o quanto meno a riciclarla.
Questo a mio dire è il portato del patriarcato e dei suoi effetti sui comportamenti sulle persone e più in particolar modo sugli uomini nei confronti delle donne. Il patriarcato è ovunque, non solo all’interno delle nostre famiglie, ma nelle scuole, nei posti di lavoro, nei salariali, nelle leggi, nel linguaggio, nello sport, nelle pubblicità, ai vertici del potere, nelle nostre relazioni, ovunque, come la plastica!
Credo in cuor mio che tutte le persone ma più che mai noi uomini dovremmo “deplastificarci”: ridurre la produzione di forme di sessismo, e di patriarcato il più possibili perché cancerogeni e dannosi al nostro organismo e al nostro ecosistema. Dobbiamo riformulare modalità di gestione del potere, concetti, idee, linguaggi, modi fare, modi di dire, modi di pensare fino a riciclare il patriarcato, la dove necessario. Dobbiamo quindi intervenire su più strati a più livelli: individui, famiglie, quartieri, comunità, scuole, Istituzioni, Stato, cultura, ecc. Quando mi riferisco a riciclare la mascolinità plastica mi riferisco anche e soprattutto ai percorsi istituiti per legge, Codice Rosso, Legge 69/2019 art. 6, comma 2 che promuove dei percorsi ri-educativi per gli autori o potenziali autori di violenza domestica, sessuale e di genere che devono frequentare i percorsi ri-educativi.
Quindi la morale di questo articolo vuole essere quello di non sottovalutare così facilmente il portato del patriarcato limitandolo a una “semplice” e limitativa sostanza ma piuttosto comprendere quanto faccia parte del nostro vivere quotidiano, del nostro modo di vedere le cose e soprattutto di imporci sulle altre persone e come tutti questi comportamenti, atteggiamenti e opinioni siano dannosi, cancerogeni per tutte le persone, in particolar modo per gli uomini stessi che spesso e volentieri sono i primi portatori di questa mascolinità plastica.