chi è LUI
Nell’ormai lontano 1978 un tale di nome Renato Fiacchini, in arte Renato Zero, proponeva una canzone avanguardista che metteva in discussione le fragili certezze del maschile: “ Triangolo”.
Le liriche raccontano di un uomo che accetta un invito serale a casa da parte di una donna: l’uomo, sicuro dell’esito finale dell’incontro (“…il pretesto, lo sai, quattro dischi e un po’ di whisky…”) e della sua prestazione (“…sarò grande vedrai, fammi spazio e dopo mi dirai…”), vede poi crollare ogni sua aspettativa e personale sicurezza.
Sulla falsa riga di questa canzone vorremmo favorire una riflessione critica sui ruoli sessuali, sulle relazioni e sulle disparità tra donne e uomini, campi di ricerca storicamente di matrice femminile ma che oggi, più che mai, devono coinvolgere anche il maschile.
A seguito dei movimenti femminili della fine degli anni sessanta del novecento si è andata affermando una nuova soggettività femminile che ha radicalmente cambiato il mondo. Sono mutate le nostre vite, il lavoro, le relazioni familiari, l’amicizia e l’amore, il rapporto con la prole, le consuetudini ed i modi di “sentire”. Dunque, si è ridefinita la figura e il ruolo della donna nella società.
In tutto questo processo l’uomo cosa ha fatto?
Purtroppo, ci sembra che buona parte del maschile non abbia ancora preso atto della trasformazione della società e delle nuove relazioni tra generi, rimanendo ancorato alle rassicuranti tradizioni patriarcali, senza porsi nessun interrogativo sulla propria identità.
Oggi è necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva, nella quale il maschile faccia la propria parte, riconoscendo l’importanza di un impegno attivo per il cambiamento, partendo da sé, per inventare nuove modalità relazionali tra uomini e donne nella vita quotidiana.
Il fatto che il maschile, nei secoli, non si sia dovuto porre il problema di conquistare diritti ed opportunità – presupponendo che questi fossero naturalmente conferiti dal proprio status – ha prodotto l’effetto della mancata messa in discussione di sé stesso: “sono un uomo, cos’altro c’è da dire?”.
Da qui la domanda che Renato Zero pose nel 1978: “che maschio sei?…Lui chi è?”.
Partiamo da noi e parliamo di noi! La realtà associativa LUI nasce nel 2011 da una serie di scambi tra due giovani uomini livornesi, Gabriele e Jacopo, un legale ed uno psicoterapeuta. Da semplici conversazioni tra amici sull’essere maschi nella società, è nato l’interesse, la curiosità, la necessità del confronto con altri uomini e donne.
Attraverso la conoscenza dell’Associazione Ippogrifo, che è Centro Antiviolenza e Responsabile del Centro Donna del Comune di Livorno, la nostra “visione” sul maschile ha iniziato a prendere forma e consistenza, attraverso scambio di letture, esperienze, in relazione alle pari opportunità ed al linguaggio di genere: da una “costola del Centro Donna” nasce quindi l’Associazione LUI.
LUI propone un’idea di cambiamento, un’opportunità per tutte le persone (di diverso orientamento politico, religioso, sessuale) che desiderino confrontarsi sul significato di essere maschi consapevoli e responsabili. Insieme, si cerca di abbattere i modelli stereotipati di mascolinità provenienti da culture e linguaggi generati dal patriarcato, prendendo una posizione netta contro la violenza maschile sulle donne e contro l’omofobia, riflettendo peraltro sulle nuove problematiche sociali degli uomini.
Non ci sono “verità in tasca” e neanche “pozioni magiche”, c’è solo il desiderio di (ri)conoscere le nostre emozioni di uomini, dandogli finalmente voce, sia a livello personale, che a livello politico.
Oggi, nel “tempo della separazione tra soggetti”, è fondamentale avere un luogo dove “far gruppo”, in cui (so)stare con altr* di fronte alle emozioni, alle esperienze della vita, per farne patrimonio comune.
L’Associazione LUI, fin dalla sua fondazione, ha riconosciuto il grande valore dello stare insieme, contrastando “l’individualismo reticolare”, dando vita al Gruppo di Condivisione: “L.U.I. – Livorno Uomini Insieme”. La condivisione è collaborare per un obiettivo comune, un essere d’accordo o in disaccordo su temi “caldi”, un’esperienza che comunque avvicina. Il Gruppo dà vita a qualcosa che è più della somma dei singoli individui, perché, la coscienza di ciò che siamo e di ciò che valiamo, è legata alla nostra appartenenza all’insieme, che viene poi riportata nelle singole vite private. Non è una riunione per guardare una partita di calcio ma potrebbe anche esserlo, qualora divenisse uno strumento comunicativo che consentisse di esprimere le emozioni, riconoscendole e nominandole.
La scelta di (so)stare insieme in forma collettiva ha il senso di un’assunzione di impegno ed un’opportunità per aprire uno spazio di libertà nel nostro dirci uomini, per una “responsabilità di genere”.
Ci sono uomini, nella cosiddetta “terra di mezzo”, che non si riconoscono più nei vecchi modelli maschili, ma che non si sentono ancora abbastanza pronti per dare vita al cambiamento, anche condividendo le emozioni in un contesto collettivo (specie se tra appartenenti al medesimo genere). Per questi è stato istituito uno sportello di ascolto telefonico (ChiAma LUI, ndr), una voce amica, disposta ad accogliere i bisogni; un ascolto attivo per fornire orientamento o anche solo per offrire una “spalla” su cui appoggiarsi, per poi ripartire, affrontando nuovamente le difficoltà della vita.
Durante la pratica di autocoscienza intrapresa da LUI in questi anni non si è potuto fare a meno di constatare il grande ruolo che riveste la violenza nell’agire maschile all’interno delle relazioni. Non c’è un “nemico oscuro”, estraneo alla nostra società, che agisce violenza di genere: il problema è all’interno delle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle relazioni e nell’immaginario sessuale che abbiamo costruito, anche attraverso i media.
L’autore di violenza di genere spesso è un marito, un compagno, un fidanzato, un “ex”, un amico di famiglia, un datore di lavoro, una persona molto vicino alla vittima, di cui la vittima si fida: stiamo parlando quindi di uomini.
Strada facendo ci siamo resi conto che le nostre competenze professionali di partenza, di legale e psicoterapeuta – se messe a sistema ed implementate – potevano divenire una risorsa nella gestione degli autori di comportamenti violenti, per approcciare il problema a 360°.
Per questo, una delle attività in cui attualmente l’Associazione LUI sta investendo maggiormente le proprie energie è la gestione ed il re-inserimento nella società degli autori di comportamenti violenti (spesso uomini). E’ fondamentale che gli operator* che entrano in contatto con queste persone, abbiano una formazione continuativa e parallela: da una parte c’è bisogno di una preliminare ed approfondita messa in discussione dell’essere maschi nella società d’oggi, dall’altra è altrettanto importante l’acquisizione di competenze tecniche specifiche per favorire il cambiamento. E’ altresì necessario costruire una Rete di interscambio con le Istituzioni pubbliche che inviano i soggetti autori di violenza agli Enti che, come il nostro, offrono ascolto della domanda ed un percorso che ricomprende l’adozione di strumenti tecnici specifici: nel caso di specie a Livorno abbiamo costituito una “relazione virtuosa” con gli Enti pubblici facenti parte della Rete Antiviolenza Città di Livorno (Comune di Livorno, Questura, Arma dei Carabinieri, Azienda USL 6, Ippogrifo – Centro Antiviolenza), affinché possa esserci un presa in carico completa dell’autore di comportamenti violenti, comprensivo di adeguato follow up.
Questa è la nostra visione, questa è la nostra peculiarità e forza a livello locale e non solo. Questa è la nostra esperienza personale e sul campo. Un approccio interdisciplinare, empatico, professionale, che garantisca qualità.
Il cambiamento si ottiene soltanto favorendo l’introduzione di un punto di vista alternativo sui paradigmi culturali e sul significato stesso del termine violenza. Gli autori di comportamenti violenti spesso hanno una visione del mondo negativa ed autocentrata: essi si sentono come vittime di una moltitudine di persone e circostanze. L’intraprendere un percorso di “paradigm shift” da parte di questi uomini, può offrire loro “uno sguardo” sulla possibilità di mettere in atto una scelta differente rispetto alle loro consuetudini comportamentali.
In un percorso verso il cambiamento dai comportamenti violenti, è importante che i partecipanti si spostino da una prospettiva autocentrata di vittima ad una prospettiva di responsabilità attiva. Questa variazione di prospettiva genera come primo risultato concreto il “senso di responsabilità” verso gli agiti violenti commessi. Questo è solo il primo passo.
La strada per un maschile consapevole e responsabile verso i propri comportamenti appare impervia ed in salita ma pur sempre percorribile. Da parte nostra, con l’Associazione LUI, stiamo provando, con umiltà, ad avviare un possibile cambiamento, perché siamo dell’idea che il mondo non sia pericoloso a causa di chi fa il male, ma a causa di chi guarda e lascia fare.
Se siete interessat* a ricevere maggiori informazioni, ci potete contattare attraverso il sito web www.associazionelui.it.
Un abbraccio,
Gabriele Lessi e Jacopo Piampiani