Piccolo Uomo – Maschio o Femmina?
Nota dell’Autore. Questo articolo è stato scritto ai primi di giugno 2020. Dunque in una fase molto antecedente alla odierna situazione mondiale in materia di Covid-19 E di ogni tipo di provvedimento, preventivo o ingiuntivo da parte dello Stato italiano in merito.
In questi giorni di Coronavirus, mi è capitato frequentemente di leggere a mia figlia il libro: “Piccolo Uovo – Maschio o Femmina?”, di Francesca Pardi, edito da Lo Stampatello, con le illustrazioni di Altan.
Trovo questo libro molto interessante e ricco di spunti di riflessione.
Il libro fa parte di una serie di libri, il cui protagonista è Piccolo Uovo.
In questa storia, Piccolo Uovo non è ancora nato e si chiede se sarà maschio o femmina, ma indipendentemente da questo, sa già cosa gli piacerà fare una volta nat*.
L’essere maschio o femmina non si presenta come un limite per le tante attività che lo aspettano.
Cosa penserebbe un padre, di un possibile figlio maschio, se leggesse questa storia?
O per meglio dire cosa potrebbe accadere a Piccolo Uovo se nascesse maschio e facesse alcune delle seguenti attività?
- Guidare un aereo (ok nessun problema);
- costruire una casa sull’albero (idem);
- tirare su una rete con i pesci (va bene);
- dirigere un’orchestra (i maggiori maestri d’orchestra sono uomini, quindi ok);
- cucinare per le persone care (nessun problema, ci sono trasmissioni televisive piene di cuochi);
- pulire casa (uhm… Aspetta…);
- farsi bello con trucchi e gioielli… (ehm?)
Personalmente, “sento” che questo libro parla della libertà di sperimentare, dell’opportunità di avvicinarsi a ogni attività che vogliamo, superando gli stereotipi di genere che vi possono essere correlate.
A mio avviso, non si cerca di inculcare cosa deve piacere o meno a un bambin*, quanto piuttosto si vuole trasmettere il messaggio che a prescindere dal proprio genere sessuale, si può fare ciò che si vuole.
Provo a spiegarmi meglio.
Oggi, siamo più “abituati” a vedere bambine che vanno, per esempio, sullo skate, che giocano con le macchinine o altre attività che fino a pochi anni fa, erano ritenute attività prettamente ed esclusivamente maschili.
Che cosa accadrebbe se la cosa fosse invertita?
Cosa accadrebbe se ai maschi piacesse giocare con le bambole, o se gli piacesse fare le faccende domestiche o addirittura farsi belli con trucchi e gioielli?
Quello che voglio cercare di esprimere è che a mio avviso, grazie soprattutto anche al movimento delle donne, lo stereotipo legato alle attività “consentite” alle femmine si è “ammorbidito”, reso più elastico, più tollerabile, flessibile, tale da permettere alle bambine di fare più cose rispetto al passato, come d’altra parte è, a mio avviso giusto fare.
Invece per quanto concerne lo stereotipo legato al maschile, questo è rimasto particolarmente rigido, statico, come se ai maschi non fosse consentito uscire dal “seminato”.
Cosa accadrebbe se insegnassimo alle nostre figlie, ma ancor più in particolar modo ai nostri figli, a giocare a quello che vogliono? A quello che gli piace di più?
Cosa accadrebbe, se anche noi padri, dessimo questo esempio alla nostra prole, facendo quello che ci fa stare bene, che ci gratifica, piuttosto che quello che crediamo ci si debba aspettare da un uomo?
Cosa accadrebbe, se dessimo, noi padri, per primi l’esempio, prendendoci cura della nostra prole, in particolare maschile e che questi a loro volta per gioco ci volessero imitare, prendendosi cura di una bambola, per esempio, così come ci vedono fare nei loro confronti?
Forse anche i nostri figli maschi potrebbero sentirsi più liberi di esprimersi, sperimentarsi, senza sentirsi giudicati e/o obbligati a perseguire ideali di maschili talvolta irraggiungibili.