Una bambola per Alberto
In questi giorni mi sono recato a fare un regalo presso la mia libreria preferita di Livorno: “Il teatro dei libri”. Come spesso accade, quando entro in una libreria, sono entrato per un libro e ne sono uscito con tre. Ho comprato comprato tre libri molto belli:
- “Ettore l’uomo straordinariamente forte” edito da Settenove di Magali Le Huche.
- “Papà aspetta un bimbo!” edito da Settenove di Frédérique Loew e Barroux.
- “Una bambola per Alberto” edito da Giralangolo di Charlotte Zolotow Clothilde Delacroix.
In particolar modo vorrei soffermarmi sull’ultimo, un libro contro gli stereotipi di genere, in cui gli stereotipi vorrebbero imporre giochi per femmine e giochi per maschi, cercando di correggere eventuali diverse aspirazioni. A mio avviso il libro lancia una riflessione anche per i padri, auspicando verso una tipo di paternità consapevole (delle proprie capacità genitoriali e desideri) piuttosto che responsabile (che potrebbe quindi far pensare piuttosto a un significato che può risultare utilitaristico, associato con i doveri di un padre, impegnata quindi solo su un versante materiale): “Ma che bisogno ha [un bambino] di una bambola? È un maschio!” diremmo forse noi, proprio come dice il papà di Alberto. “Ne ha bisogno – spiega la nonna – così quando sarà un papà saprà prendersi cura del suo bambino, dargli da mangiare, volergli bene e regalargli le cose che davvero desidera”. Un libro che invita quindi a smontare immaginari e stereotipi di genere anacronistici e a sostituirli con visioni rispettose dei bambini, dei loro desideri e delle loro fantasticherie, dei loro bisogni di identificazione e differenziazione.