(Ri)Cominciamo…
Correva l’anno 1979 quando un giovane Adriano Pappalardo gridava al mondo quella che sarebbe stata una delle sue maggiori hit: “Ricominciamo”.
Oggi sulla scia di quelle note, l’Associazione LUI, invita tutti gli uomini a “(Ri)Cominciare”, il percorso di emancipazione maschile sulla propria idea di essere maschi nella società d’oggi!
LUNEDI’ 26 SETTEMBRE 2016 dalle 20.30 alle 22.30, in Via Alessandro Pieroni n°27, 4° piano, 57123 Livorno, presso lo Studio Con. Te – Consulenza e Terapia, (ri)cominciano gli incontri del Gruppo di Condivisione L.U.I. – .
Gli incontri sono ogni due settimane il lunedì e sono GRATUITI!
Chi fosse interessato è pregato di mettersi in contatto con l’Associazione LUI, tramite mail: lui@associazionelui.it e/o il servizio ChiAma LUI: 334/3296864.
“Un uomo su dieci ha un amico dello stesso sesso con cui parlare di lavoro, di soldi e di matrimonio; soltanto uno su venti ha un’amicizia maschile con cui parla dei sentimenti profondi” sentenzia un importante studio americano della fine degli anni Ottanta (McGill ME. The McGill Report on Male Intimacy. Perennial Library: New York (USA) 1986, pagine 157).
Il Gruppo di Condivisione di L.U.I.- cerca proprio di rispondere a questi numeri bassissimi di confidenza e reciprocità maschile, si tratta di formare un cerchio di solidarietà tra uomini nel quale il diritto al rispetto e alla privacy diventano l’opportunità di aprirsi alla confidenza con altri appartenenti al proprio genere sessuale, ricevendo un ascolto attivo, partecipazione e sostegno.
Già dal 2011 questo produttivo “laboratorio identitario” tra maschi cerca semplici strade di abbandono, di coinvolgimento, di presa di coscienza sulle principali tematiche che un uomo vive nella società d’oggi. Siamo un gruppo di uomini che si ritrova due volte al mese, a Livorno, per condividere le proprie esperienze di vita, aprirsi, arricchirsi reciprocamente e sostenersi nelle difficoltà.
La proposta all’interno del Gruppo di Condivisione L.U.I. è quella di esprimerci per quello che abbiamo vissuto e che proviamo sulla nostra pelle, nel nostro cuore. Partire dall’“io sento” anziché dall’“io penso”, etc. affinché ogni vissuto abbia il diritto di cittadinanza di ciò che è accaduto, di ciò che ci ha attraversato la mente e si è espresso con le nostre emozioni più intime e (forse) mai emerse prima, sicuramente mai rivelate.